sabato 12 marzo 2011

Stati generali delle Donne.

di Luciana Cimino, L'Unità, 10 marzo 2011
Stati generali delle Donne. Da convocarsi quanto prima con tutte le associazioni e le realtà che fanno riferimento al mondo femminile. E’ una delle proposte dell’associazione di Nuovo, fatta propria da una parte del coordinamento “Se non ora quando?”, lanciata con forza al termine di un dibattito con il pubblico che ha seguito lo spettacolo “Libere”, atto unico di Cristina Comencini per la regia della sorella Francesca, andato in scena al teatro Ambra Jovinelli di Roma martedì sera per la giornata dell’8 marzo.
La pièce è un dialogo tra una donna matura, interpretata da Lunetta Savino, protagonista delle battaglie femministe degli anni 70, e una giovane, Isabella Ragonese, precaria. Le due si studiano, tentennano, alla fine si raccontano e si cambiano illusioni e disillusioni. Chi a fatica ha cresciuto tre figli, chi invece, causa precarietà della vita e dei sentimenti, non può avere figli; chi ha lottato per i diritti e si chiede «dove siamo finite poi? Perché ci siamo rinchiuse ognuna nella nostra casa?»; chi, come la giovane Ragonese, le rimprovera «ci avete educato alla libertà, al rispetto di noi stesse, siamo andate nel mondo piene delle vostre aspettative. Solo che fuori non ne sapevano niente e tutto andava nel solito vecchio modo».
La sala dell’Ambra Jovinelli è affollata. La gran parte è reduce da una giornata di manifestazioni. A piazza Vittorio, con il comitato “Se non ora quando?” o al corteo delle donne in rosso
. La platea non si sottrae al dibattito. Si discute della necessità o meno di un ministero delle pari opportunità, del ripiegamento del movimento femminista negli ultimi decenni, dell’equivoco delle quote rosa («Chiedevamo donne oneste e competenti in politica – constata Elisabetta, economista – e invece hanno capito che al governo ci volevano persone di sesso femminile con gli attributi di miss Italia»). Ma il pubblico chiede insistentemente al parterre sul palco: «E ora che si fa?». Dopo la manifestazione del 13 febbraio, dopo che ci siamo riappropriati dell’8 marzo come si traduce questa energia in forza costruttiva?
Un giovane chiede: «perché non fare un soggetto politico?». «Non pensiamo a fare un partito – risponde Francesca Comencini – le cittadine e i cittadini possono fare politica in molti modi, impegnandosi concretamente in molte cose ogni giorno ». Dalla platea incalzano, «non possiamo discutere all’infinito, questa forza va convogliata». «Non possiamo andare avanti da sole - risponde il comitato – ciascuno di voi faccia rete, andiamo verso gli Stati generali con proposte concrete».
Questo dunque è l’obiettivo. Un'assise di associazioni femminili con lo scopo, spiega Francesca Izzo, docente universitaria e tra le fondatrici dell’associazione “Di nuovo”, «di formare un’associazione unitaria nazionale di donne». «Ci chiedono cosa fare dopo un risveglio come quello del 13 febbraio, questo obbliga ad aprire un dibattito nazionale per corrispondere alle domande e alle attese che sono scaturite, ecco perché gli Stati Generali ». Ma, avverte Izzo, «se questi “Stati” non dovessero essere la risposta giusta allora discutiamo tutti, non possiamo lasciare un bisogno di questo tipo senza indicazione, discutiamo di come intercettare questa esigenza. Noi vogliamo arrivare agli Stati Generali in maniera condivisa, attraverso un processo di coinvolgimento di tante realtà non solo nelle grandi città ma soprattutto di quelle che si muovono nel profondo dell’Italia»
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