domenica 1 maggio 2011

Le povere donne italiane

Le povere donne italiane, La Stampa

 L'ultimo rapporto Ocse denuncia la difficile situazione di un Paese in cui la disoccupazione femminile è altissima, e i figli pochi FLAVIA AMABILE

L’Ocse lo chiama «il dilemma italiano». E gli dedica un capitolo specifico in uno studio - intitolato «Doing better for families» al puzzle senza soluzione delle condizioni economiche di quello che un tempo era il Bel Paese.

Difficilissimo conciliare lavoro e figli per la mancanza di politiche familiari. Le donne, quindi lavorano meno che in altri Paesi avanzati ma, paradossalmente, fanno meno figli.
A rendere anche più drammatico lo scenario è il dato sulla povertà infantile arrivato al 15%o, molto superiore alla media Ocse del 12,7%, al decimo posto su 34 Paesi in elenco. Circa l`88% dei bambini che vivono con un solo genitore disoccupato sono poveri

(la media Ocse è 62%). E il 79% dei bambini che vivono con due genitori disoccupati sono poveri; la percentuale scende al 22% quando solo uno dei due genitori ha un lavoro (le medie Ocse sono, rispettivamente, 50% e 17%)".

L`Italia spende «circa l’1,4% del Pil per le famiglie con bambini, mentre nell`Ocse in media si spende il 2,2%. Circa il 29% dei bambini al di sotto dei 3 anni usufruiscono dei Servizi all`Infanzia, una cifra di molto inferiore alla percentuale dei bambini iscritti alla Scuola dell`Infanzia (il 98% dei bambini tra i 3 e i 5 anni). Solo il 6% dei bambini tra i 6 e gli 11 anni è iscritto a servizi di pre e dopo scuola - avverte l'Ocse - in parte a causa di finanziamenti ridotti».

Dov’è che tutto si blocca? Nel fatto che «un elevato tasso di occupazione dei genitori è cruciale per ridurre il rischio di povertà infantile», scrive l’Ocse. Per consolarsi si può ricordare che altri Paesi avanzati hanno ottenuto piazzamenti anche peggiori, ad esempio gli Stati Uniti, dove la quota di bambini le cui famiglie risultano povere sfiora il 20%, quarto livello più alto, mentre il più elevato, quasi un 26% si registra in Israele, seguito da Messico e Giappone.

L’Italia però è «al di sotto della media rispetto a tre indicatori fondamentali sulla famiglia: occupazione femminile, tasso di fertilità e tasso di povertà infantile». Dopo un crollo negli anni Settanta, la fertilità si è stabilizzata all'1,4 per cento, contro il 2,2 per cento della media Ocse. Le donne italiane devono scegliere. Infatti sia il tasso di natalità sia il tasso di occupazione femminile sono bassi: quest`ultimo è pari al 48%, la media Ocse é del 59%».

Per trovare lavori più stabili i giovani italiani «spesso postpongono l`età in cui hanno il primo figlio e così la probabilità di non avere figli aumenta - prosegue lo studio - In Italia ci sono molte donne senza figli: il 24 per cento circa delle donne nate nel 1965 non ha avuto figli; in Francia, per esempio, solo il 10 per cento delle donne nate nello stesso anno non ha figli». La soluzione? Secondo l'Ocse «per poter migliorare le condizioni di vita lavorativa e familiare è necessario rafforzare le politiche per l'infanzia e per il lavoro che contribuiscono a rimuovere gli ostacoli all`occupazione femminile».

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